MANIMATERIA

Introduzione di Guido Dettoni

Ispirato dal mio modo di lavorare, ho concepito la pratica artistica creativa, collettiva o individuale, che, negli anni Settanta, chiamai MANIMATERIA .

Il nome MANIMATERIA descrive questa tecnica sistematica combinando le parole inglesi, hands (mani) e matter (materia), componendo il termine con l’intenzione di dare un significato multiplo a materia: 1. Una sostanza materiale, 2. Un evento, 3. Essere importante: significare, 4. Il soggetto di un discorso e, 5. Un soggetto da considerare.

MANIMATERIA si basa sull’incontro tra la materia malleabile e le mani che la modellano con gli occhi bendati per testimoniare ciò che stimola i sensi, emozioni o intelletto. La vista è esclusa salvo il possibile impiego di un manicotto all’interno del quale le mani che modellano sono nascoste alla vista.

La pratica collettiva, comincia con l’incontro dei partecipanti che modellano la cera con gli occhi bendati, lasciandosi guidare da una stimolazione scelta in precedenza, ossia, il Tema iniziale e spesso accompagnati da suono, fragranza e gusto.

MANIMATERIA è un’esperienza di creazione di una forma senza alcuna intenzione di fare qualcosa di determinato, ma, quasi in uno stato meditativo per testimoniare ciò che percepiamo. Le forme contengono le immagini delle loro diverse sfaccettature. Guardando il volume da più punti di vista, lo si vede in una sequenza d’immagini, come nella proiezione del globo terracqueo su un planisfero; questo favorisce l’interpretazione intellettuale, e talvolta emozionale, che sorge guardandolo da ogni lato.

Svelando la creatività di chiunque partecipi, il processo vissuto lascia un’impronta nella memoria e un’opera tattile che ne è il testimone.

Il processo collettivo o individuale di MANIMATERIA può anche essere l’inizio di Trasmutazioni create da me. Le forme e le loro immagini sono l’origine della Trasmutazione stessa.

Il tatto è un senso che utilizza l’organo più grande del corpo, la pelle, per trasmettere alla nostra mente informazioni sull’ambiente circostante e per comunicare raggiungendolo. Nessun altro senso combina la natura bidirezionale del tatto, essendo le mani uno dei suoi strumenti. Il processo di vedere con esse, è una componente indispensabile dell’azione del toccare. Il processo di espressione con le mani è una componente integrale della comunicazione di sé stessi al di là delle parole.

La mano liberata dalla sua funzione motoria diventa generatrice di oggetti, strumenti e forme. Due mani, una speculare all’altra creano volumi ed esprimono anche i nostri sentimenti e le nostre emozioni. Tocchiamo e siamo toccati dalla realtà che ci circonda. Grazie alle nostre mani apprendiamo e la nostra intelligenza si è evoluta utilizzando gli strumenti da loro creati (*)

(*) La mano, come il suo uso, modella il cervello, il linguaggio e la cultura umana. (F.R. Wilson). L’elogio della mano. (Henri Focillon). Pensare con le mani. (Manuel F. Lorenzo)

Il cervello, fonte della parola, assimila ciò che esse fanno, lo interpreta e lo contestualizza: Mani – Testa – Parola.

Le mani vedono il volume che contengono e lo trasmettono interamente al cervello. Il senso del tatto ci permette di sentire consistenza e temperatura della forma che, insieme alla pressione che esercitiamo influenzano il modo in cui la vediamo, diventando così la sua scenografia sensoriale.

Contemporaneamente, ciò che le mani contengono, se sufficientemente ingrandito, può portarci a essere contenuti, fisicamente, non metafisicamente, da ciò che conteniamo.